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La vicinanza della falda freatica, il passaggio di corsi d’acqua
sotterranei, la presenza di sorgenti, la rottura di canalizzazioni,
i terreni assorbenti e soprattutto le piogge acide
(le quali formano solfati e nitrati che espandono sino a 14 volte il
proprio volume), creano pressioni enormi che causano la
disgregazione degli intonaci.
In caso di finiture impermeabili non traspiranti i cristalli si formano
invisibilmente entro il muro (subefflorescenze) e visibilmente in
superficie (il cosiddetto salnitro).
Tutte queste cause fanno sì che in assenza di fondamenta isolate
ci sia il rischio della risalita capillare.
È la forma più dannosa dell’umidità, poiché concorre a rendere
insalubri le abitazioni e ne minaccia la solidità intaccandone le basi.
L’acqua sale nella muratura a causa della presenza di vasi capillari.
Per principio fisico, la forza di adesione conseguente tra acqua e
pareti capillari prevale sulla tensione superficiale dell’acqua,
e l’equilibrio risulta superiore al livello idrostatico.
Si ha quindi il noto menisco cavo all’interno del capillari.
In caso di restauro di vecchi edifici, la priorità deve essere data alla risalita capillare, senza il cui trattamento non si può realizzare un reale miglioramento del comfort dell’abitazione.
Il più grande e comune errore che viene compiuto in presenza di umidità di risalita è considerare il fenomeno come un semplice passaggio di sola acqua dal terreno attraverso il muro, risolvibile quindi con un semplice rifacimento dell’intonaco (eventualmente aerato ed idrofobizzato), non considerando così che l'acqua di risalita è una soluzione di sali, più o meno concentrati, che si formano a causa delle piogge acide.
Questo tipo di intervento non elimina il problema in maniera definitiva poiché, con il passare del tempo, i sali contenuti nell’acqua di risalita occludono i pori per cristallizzazione, rendendo così l’intonaco impermeabile e innalzando l'invasione dell'umidità.
Altro errore comune è quello di intervenire aerando la pavimentazione o rifacendo l’impermeabilizzazione esterna (muri interrati tipo taverne, cantine e box): il muro a contatto con il terreno in realtà continua ad assorbire autonomamente acqua.
La barriera chimica, contrariamente agli intonaci macro o microporosi, blocca definitivamente la risalita capillare alla base delle fondamenta, è inalterabile nel tempo in quanto la natura minerale è affine a quella delle murature, non inquina l’ambiente e soprattutto è innocua per l’uomo.
L’acqua contenuta nel terreno al disotto della barriera chimica rimane statica (ferma) e non causa assolutamente altri danni nelle altre murature in quanto il muro l’assorbe spontaneamente per capillarità (effetto spugna).
La barriera chimica crea alla base del muro uno strato impermeabile (diaframma) senza creare problemi di staticità della struttura, come accade invece con taglio meccanico.
Il costo della barriera chimica viene ammortizzato nel tempo in quanto elimina costosi e ripetuti interventi sulle facciate, per un periodo pressoché indeterminato, a patto che non si verifichino eccezionali cambiamenti atmosferici, quali formazione di sconosciute piogge acide.
Un fattore importante, in caso di risalita capillare, è la diminuzione
dell'isolamento termico:
un muro umido perde sino all' 80% della sua resistenza al passaggio
di calore.
In caso di risanamento di un immobile, l'eliminazione dell'umidità ascendente
è il primo intervento da eseguire, soprattutto in previsione di un progetto di
isolamento termico; in caso contrario l'umidità risalirebbe ed aggraverebbe di
molto lo stato delle pareti interne, annullandone l'efficacia.
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